Nel saggio, parlo di Quartiere fai-da-te ma lo faccio in prima persona, identificando chiaramente la mia posizione di soggetto partecipe, coinvolto. Impossibile per me guardare da fuori, ma è proprio questo che mi interessa raccontare qui. Se penso a San Lorenzo e al percorso collettivo fatto in questo quartiere, penso a un’azione costante, costruita per mettere in mostra e in luce la città stessa, con piccoli e grandi gesti spesso estemporanei, capaci di offrire un’improvvisa inversione di velocità, una dilatazione del luogo, se così si può dire. L’idea è quella di agire in un quartiere specifico, in senso laboratoriale, per sperimentare più in generale un diverso senso di città. Per estendere l’esperienza ovunque. Si agisce qui ma si pensa a tutto lo spazio urbano. Per prima cosa, si sente il bisogno di scegliere come abitare gli spazi, offrire la nostra presenza, costruire nuove forme di interpretazione, avviare un processo, minuto ma possente, di significazione culturale. Io trovo che sia sempre più necessario cercare un angolo di significazione. Da qui, da questo minimo spazio privato e al contempo pubblico, forse è possibile far ripartire i molteplici paesaggi della cultura contemporanea, capaci di parlare di ciascuno di noi, singolarmente e insieme. Immaginare, disegnare, costruire spazi di tensione e risonanza. Forse è a questo che dovremmo dedicarci come cittadini, attivisti, operatori culturali, artisti, designer e architetti? A un pensiero, a una azione o una serie di azioni che ci aiutino a dare vita a una città più vicina ai nostri bisogni fisici e mentali, fatta anche di vuoti, pause, tempi lenti, spostamenti flessibili e reti di prossimità.
Il quartiere possibile. Un'esperienza personale e collettiva / Giorgi, Emilia. - (2023), pp. 50-52.
Il quartiere possibile. Un'esperienza personale e collettiva
Emilia Giorgi
2023
Abstract
Nel saggio, parlo di Quartiere fai-da-te ma lo faccio in prima persona, identificando chiaramente la mia posizione di soggetto partecipe, coinvolto. Impossibile per me guardare da fuori, ma è proprio questo che mi interessa raccontare qui. Se penso a San Lorenzo e al percorso collettivo fatto in questo quartiere, penso a un’azione costante, costruita per mettere in mostra e in luce la città stessa, con piccoli e grandi gesti spesso estemporanei, capaci di offrire un’improvvisa inversione di velocità, una dilatazione del luogo, se così si può dire. L’idea è quella di agire in un quartiere specifico, in senso laboratoriale, per sperimentare più in generale un diverso senso di città. Per estendere l’esperienza ovunque. Si agisce qui ma si pensa a tutto lo spazio urbano. Per prima cosa, si sente il bisogno di scegliere come abitare gli spazi, offrire la nostra presenza, costruire nuove forme di interpretazione, avviare un processo, minuto ma possente, di significazione culturale. Io trovo che sia sempre più necessario cercare un angolo di significazione. Da qui, da questo minimo spazio privato e al contempo pubblico, forse è possibile far ripartire i molteplici paesaggi della cultura contemporanea, capaci di parlare di ciascuno di noi, singolarmente e insieme. Immaginare, disegnare, costruire spazi di tensione e risonanza. Forse è a questo che dovremmo dedicarci come cittadini, attivisti, operatori culturali, artisti, designer e architetti? A un pensiero, a una azione o una serie di azioni che ci aiutino a dare vita a una città più vicina ai nostri bisogni fisici e mentali, fatta anche di vuoti, pause, tempi lenti, spostamenti flessibili e reti di prossimità.File | Dimensione | Formato | |
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